la rosa tatuata
la rosa tatuata

  copertina caino
1. Matto abbastanza play
2. Quello che ci capisci play
3. Tra le pagine di me play
4. Le cose che cambiano play
5. Due gocce play
6. Dulcinea play
7. Lontano dall' uscita play
8. Segreta n° 34 play
9. Rimini play
10. Nato negli anni '70 play
11. Niente di più di quello che ci capisci play

 

Bandiera Genovese - 2001

(autoprodotto)


MATTO ABBASTANZA
(parodi/terzitta/bonfanti/ravera)

A volte troppe note non servono
meglio suonarne due sole
ci sono giorni in cui le frasi si annegano
in un bicchiere di parole
in quei momenti le mani si chiudono
sul primo accordo di un blues
se fra le dita avessi avuto le piume
avrei volato di più

da queste vecchie finestre a mezzo sputo dal fiume
posso lanciare la ghiaia ai bordi del letto
e non c'è polline a segnare la via nè a fiore nè a insetto
nè ai sentieri disegnati dalla luce di un lume
ma qualche palude più in là c'è un cappellaio che danza
sta in una fiaba più in giù ed è matto abbastanza
nel suo spettacolo ha già una bambina di spalla
ma non so dire se è per me che balla

ho pochi accordi labili 
che si perdono come bottoni
li cucirò più stretti 
fra questi quattro stracci di canzoni

fra il solco e la puntina corre
questo mio cuore valvolare
incantato come un vecchio disco 
nel suo juke box

in mano ho l'ultima monetapronta da impegnare 
per volare con le ali che non ho
e appena mezza strofa
nelle tasche dei pantaloni
la seminerò per terra 
sotto l'albero delle canzoni

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QUELLO CHE CI CAPISCI
(terzitta/parodi)

sto costruendo una barca di legno che salperà
una sera di novembre dalla mia finestra
sto disegnando una mappa con dei pastelli di cera
che guiderà il vascello oltre ogni tempesta

per ogni veliero che abbandona la riva
si posano i gabbiani sul ponte
trovando un oasi nel mare
così il vento e la vela a volte fanno l'amore
ci sono i topi nella stiva
che non pensavi di avere

e anche se conosco il luogo di provenienza
come vuoi che una rotta la si possa tracciare
così se non ho scelto il porto di partenza
come vuoi che della meta io ti possa parlare
se già da ore ed ore il sole ha rinunciato
alla vittoria sul tramonto e forse s'è addormentato
pensando che anche la luna s'è poco a poco assopita
incontrando l'aurora senza sentirsi tradita

Su ogni veliero che abbandona la riva...

Sto costruendo una barca di legno che salperà
una sera di novembre dalla mia finestra

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TRA LE PAGINE DI ME
(terzitta)

in piedi sul banco chiamo 
capitano mio capitano
scrivi tutto ciò che è dentro me 
capitano mio capitano
trasforma le mie parole in pane 
e i miei pensieri cattivi
in conchiglie d'ascoltare
in dolce eco d'altro mare
in foglie secche da tenere
tra le pagine di me

vedo cambiare il tempo
del tempo non m'importa più
sento cambiare il vento
nel vento io non volo più

ma in piedi sul banco chiamo 
capitano mio capitano...


al nostro capitano Ivano Fossati

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LE COSE CHE CAMBIANO
(parodi/bonfanti)

ricordo ancora quegli sguardi scuri
come fango in fondo ai tuoi occhi
quando hai ceduto a parole che poi 
han rivelato discorsi già vecchi

oh le cose che cambiano
come case dimenticate lasciate in rovina ma
vorrei ancora ancora sentirti vicina

lui ha nascosto quei giorni di noia
gettando terra sul tuo pugno di fiori
ti ha costruito una casa nel buio
guardandoti dentro per tenerti fuori

oh le cose che cambiano
son come frasi di vetro che il tempo incrina ma 
vorrei ancora ancora sentirti vicina

il tuo passato lo hai visto arrivare
così perfetto e sicuro di sè
non hai più voglia di starlo a sentire
io quando piangevo non era per me

oh le cose che cambiano
ci hanno resi così distanti e diversi da prima ma
vorrei ancora ancora sentirti vicina 

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DUE GOCCE
(parodi/bonfanti/ravera)

due gocce di cielo
non saranno scese invano
se sull'estate s'andranno a scaldare
due gocce di sale
con la paura d'essere soltanto
due inutili gocce perse nel mare

due gocce di china 
coricate fra le pagine 
di una lettera che non trova voce
due gocce di brina
svaniscono velocemente
al mattino asciugandosi nella luce

due gocce di sole
passano per le soffitte
dove la polvere va spesso a dormire
due gocce di vita
in picchiata verso il mondo
senza un punto fisso su cui sbiadire

diamanti di cristallo scrigni di cartone
lungo le strade del centro fino alla stazione
c'è un treno a mezzanotte io non l'ho mai saputo
non l'ho mai domandato e l'ho sempre perduto

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DULCINEA
(terzitta/bonfanti)

ti ho costruita con la fantasia
come solo so far cantando
storie d'incanto e di magia
che se le ascolti non c'è inganno
pur se son sogni
od eresia

così ho donato una bugia
perchè ogni tanto mi conviene
ho dato un volto ed un'idea
e nuovo sangue alle mie vene
al mio cuore
la marea

dulcinea dulcinea chiudo gli occhi per guardarti
con la bellezza che si crea dall'artefizio della mia pazzia
dulcinea dulcinea trasformata per amore mio
da contadina in dea

nel mio deserto di poesia
arriva l'acqua da un pozzo lontano
a dissetare le mie strofe
far delirare la mia mano
di questa sabbia
fa terra e grano

dulcinea dulcinea chiudo gli occhi per guardarti...

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LONTANO DALL' USCITA
(parodi/ravera)

lisa è cassiera al market
strada statale ventinove
dai tempi del liceo sta aspettando
di andare via ma non sa dove
e intanto batte scontrini un pò più alti
nel supersconto della sua vita
lisa ha quasi trent'anni 
e nessun anello tra le dita

paolo s'è laureato con centodieci
e la certezza di andar lontano
sul camion porta pesce tutte le notti
per l'autostrada che va a milano
intanto bestemmia e fuma come un portuale
ma i benzinai lo chiamano il dottore
paolo porta pesce tutte le notti
e la sua vita ha un brutto odore

due posti liberi in prima fila
nel circo della vita
due posti in prima fila
lontano dall'uscita

io invece resto ad osservare
quest'esistenza così normale
cercando di schivare qualche colpo
cercando solo d'invecchiare
e intanto leggo gli inviti allo spettacolo
ma il mio nome non c'è mai scritto
non ho fatto più di tanto per vederlo
guardo appena e tiro dritto

ognuno ha un posto in prima fila
nel circo della vita
un posto in prima fila
lontano dall'uscita

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SEGRETA N° 34
(terzitta/bonfanti)

per alcuni la vita viene vola e va'
veloce come un soffio amara o dolce ma
fa presto ad andar via
per il segregato la notte e l'infinito
s'incatenano nel punto della sua agonia
per non morire mai

c'è davvero un luogo aperto che non sia follia
un paradiso dove vanno i sogni che han rapito
o c'è un recinto anche per l'anima e la fantasia
se il mare è il cimitero del castello d'if

per alcuni la vita viene vola e va'
veloce come un soffio amara o dolce ma
fa presto ad andar via
e chi giace in fondo a un pozzo ad un abisso nero
può scavare a mani nude una vita intera
per la volta del cielo

c'è davvero un luogo aperto che non sia follia...

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RIMINI
(de andré/bubola)

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NATO NEGLI ANNI '70
(parodi/bonfanti)

non ricordo nitidamente 
quel periodo in cui mia madre portava
i capelli lunghi sulla schiena
però il suo sguardo mi confortava 
se rimanevo sconcertato alle parole
uscite dalla bocca della gente
erano solo paure nascoste
tra i molti spigoli della mia mente
mi sentivo grande quando avevo invece
le gambe corte di un bambino
dentro una piccola auto a pedali
lanciato sulla strada che portava all'ippocastano
ma ricordo ancora bene l'aria
di una litania che più non m'incanta

nato negli anni '70

leggero come un filo d'erba
appeso sotto un aquilone
quando mio padre mi portava nel bosco
di notte nascondendomi sotto il maglione
sentivo solo muoversi le foglie
pensando ai mostri in bianco e nero alla televisione
più mio padre proseguiva lungo il sentiero
e più io mi nascondevo sotto il suo maglione
ancora oggi dopo molto tempo
mio padre di ben altri mostri mi racconta
e chissà cosa pensavo allora
io di questo mondo
poi scoprendo la volgarità di oggi 
ora penso che è tutto,sempre così vuoto
ma avverto ancora un senso di leggerezza
ben diverso da quello d'un tempo
mi sento sempre come un filo d'erba
soffiato via da un maledetto vento
sono il pensiero di nessuno 
gridato da una voce che non conta

nato negli anni '70

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NIENTE DI PIU' DI QUELLO CHE CI CAPISCI





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